LA MILANESIANA 2007

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Ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi

i conflitti

dell'assoluto

La Milanesiana Letteratura Musica Cinema è giunta all’ottava edizione. Promossa dalla Provincia di Milano e da un cospicuo numero di sponsor privati, la manifestazione viene ospitata nelle sedi del Teatro Dal Verme e dello Spazio Oberdan, cui si aggiungono quest’anno il Museo della Scienza e della Tecnologia, il Teatro degli Arcimboldi, il Teatro alla Scala e, per gli incontri del mattino, la Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera e lo stesso Museo della Scienza e della Tecnologia, dove gli autori ospiti del Festival, in un arco di quattordici incontri-dibattito, concepiti come necessario proseguimento delle tematiche affrontate nelle serate precedenti, potranno liberamente conversare, sollecitati da coordinatori di diverse testate giornalistiche.
“I conflitti dell’Assoluto” sarà il tema conduttore di questa edizione. “Assoluto” è, in apparenza, un concetto inequivocabile, senza derive. Si oppone all’idea stessa del “Relativo”, come in una radicale coppia di opposti. Potremmo dire, allora, che l’Assoluto del mondo occidentale, del nostro mondo, è il liberalismo, la democrazia, così come l’Assoluto del mondo musulmano è l’Islam in quanto tale, con la sua cultura specifica e le sue forme di vita, così divergenti dalle nostre. Ma allora possiamo anche indicare nell’ebraismo, come civiltà, un altro Assoluto. Insomma, sembra che siamo circondati da un oceano di “assoluti”, ciascuno dei quali tende, proprio in quanto “identità”, a escludere ogni altro e a generare conflitti e intolleranze. Di qui il titolo della Milanesiana, che riconosce e getta luce proprio sulla presenza di questa estrema conflittualità. Saper gestire tale spazio di conflittualità consentirebbe, quindi, di mostrare piuttosto la relatività di ogni Assoluto, senza per questo limitarne la portata.

L’Assoluto sarà dunque il Leitmotiv di tutte le serate e gli ospiti d’eccezione, più di 100, fra i quali 7 Premi Nobel e 2 Premi Pulitzer, ne illumineranno con i loro interventi le infinite variazioni, salvaguardando nel contempo l’impostazione interdisciplinare che da sempre contraddistingue la viva essenza della Milanesiana.

Cominceremo domenica 24 giugno con Michael Cunningham, il Premio Pulitzer autore di “Le ore”, e con Andres Serrano, un “maledetto” dell’arte che nelle sue inquietanti opere si avvale dei più radicali simboli archetipici della vita, sangue, latte, frammenti di corpi, per rappresentare, grazie a variazioni cromatiche e strutturali, i sogni, le fantasie e gli incubi ispirati dalle questioni primarie quali la potenza del sesso, la tenacia del bisogno religioso, l’oscurità del razzismo a tutti i livelli. La lettura di Cunningham affonderà le sue radici in questo magma esistenziale e avrà un riscontro, da una parte, nel concerto (“Horror has gone”, il titolo-guida della serata e colonna sonora della scorsa edizione della Milanesiana) eseguito da Antony & The Johnsons, straordinario artista amico di Lou Reed, dall’altra nelle proiezioni di fotografie inedite di Serrano. L’idea-base della serata sarà dunque l’Assoluto che si cala nel Relativo, nella matericità della vita vista nelle sue molteplici valenze e forme. Il coordinamento è di Ivan Cotroneo, scrittore e traduttore di fiducia di Cunningham e di Hanif Kureishi, e di Grazia Coccia, che da anni segue gli avvenimenti musicali, gli spettacoli, i festival cinematografici e la moda per la Rai.

Lunedì 25 giugno incontreremo il primo dei Premi Nobel che arricchiranno la Milanesiana: V.S. Naipaul, l’autore di “Fedeli a oltranza” premiato per la letteratura nel 2001, che ha compiuto vari viaggi nei paesi sconvolti da quel “tifone ideologico” che è il fondamentalismo islamico. Alla sua lettura, cui farà pendant un intervento di Luca Cendali, si affiancherà un concerto per pianoforte di Michele Campanella, una presenza nota alla nostra manifestazione. Il maggiore virtuoso e interprete lisztiano eseguirà brani di Liszt, tra cui spiccano, in riferimento al nodo concettuale della serata, le Due Leggende di San Francesco d’Assisi che predica agli uccelli e di San Francesco di Paola che cammina sulle onde. A confronto, dunque, due modi diversi di porsi in sintonia con l’Assoluto: da  un lato, il furore iconoclasta, le faide tribali, l’integralismo religioso, e dall’altro la semplicità francescana, portata anch’essa alle estreme conseguenze, in questo caso sintonizzate sulle onde del ripiegamento mistico. Antonio Gnoli coordinerà la serata.

Martedì 26 giugno: un altro Premio Nobel (per la letteratura, 2006), Orhan Pamuk. Scrittore turco, ha ricostruito nei suoi romanzi di amore e di intrighi la vita reale e psicologica dell’antico impero ottomano, mostrandone il conflitto tra modernità e tradizione e indagando gli spazi di libertà possibile che si aprono nel confronto tra Occidente e cultura islamica ortodossa (“Libertà assoluta” è infatti il titolo della serata). Oltre alla sua lettura avremo il concerto di Jordi Savall e di Rolf Lislevand, chitarrista norvegese quest’ultimo, che ha fatto tesoro delle tecniche di improvvisazione per avvicinarsi ai segreti della musica antica, di cui il primo, spagnolo di Barcellona, è uno dei più importanti interpreti mondiali (ha imparato da solo a suonare la quasi dimenticata viola da gamba e ha registrato ben 160 cd). Il prologo della serata sarà di Ferruccio de Bortoli. Mercoledì 27 giugno ci troveremo ancora di fronte a un Premio Nobel (per la pace, 1986), Elie Wiesel. Insieme, Elie Wiesel, Bernard-Henri Lévy e Alain Elkann daranno vita a un ideale dialogo, a partire da letture inedite sull’“Assoluto di Israele”. Wiesel è il vecchio Maestro di cultura e di fede che forse più di ogni altro può aiutarci a comprendere i confini ideali della religiosità e a tenerli separati da ogni intromissione di faziosità ideologiche, nello spirito di una comprensione reale di ogni diversità politica, etica, culturale. Ed è appunto questo lo spirito della performance di Meredith Monk, un’artista militante che ha appartenuto all’avanguardia americana degli anni sessanta e continua a lavorare all’incrocio fra musica, teatro, danza e cinema, all’insegna di quella interdisciplinarietà delle arti sceniche che è il nucleo concettuale della compagnia da lei fondata nel 1968, The House. La serata, con un prologo di Alain Elkann, sarà coordinata da Enrico Arosio, caporedattore di “l’Espresso”.

Giovedì 28 giugno avremo una giornata ricchissima, nel segno distintivo degli “Assoluti capovolti”. Martin Amis, scrittore inglese, ma anche sceneggiatore e regista, autore, da ultimo, di “Cane giallo”, ci trasporterà nelle atmosfere dei suoi libri, che sono lunghi sguardi, spietati e divertiti nel contempo, sulle ipocrisie, le banali abitudini, le manie e le contraddizioni della società inglese. Gli farà da contraltare William Friedkin, regista di “L’esorcista”, di “Il braccio violento della legge” e di “Vivere e morire a Los Angeles”, che leggerà un brano inedito. “Ho sempre voluto sorprendere il pubblico e l'ho fatto sorprendendo, in qualche modo, l'obiettivo della macchina da presa che è in fondo il primo spettatore del film.” Sono parole sue, e non casuali per chi è stato definito “l’esorcista della macchina da presa”. La sua è un’America violenta, cruda, indagata senza compiacimenti, dove convivono slancio verso l’assoluto e crolli psicologici, discese agli inferi. La Milanesiana gli renderà omaggio allo Spazio Oberdan con la proiezione, a partire dalle ore 10.00, di “The French Connection” (1971), di “The Exorcist” (1973), di “To Live and Die in LA” (1985) e di “Bug” (2006). Saranno presenti lo stesso regista ed enrico ghezzi. Ma la serata di giovedì al Teatro Dal Verme, con un prologo di Edoardo Nesi , l’intervento di enrico ghezzi e il coordinamento di Massimo Rota, offrirà, oltre alla lettura di William Friedkin sull’Assoluto nel cinema, ancora una primizia: il concerto di Guy Klucevsek, già ospitato in precedenza dalla Milanesiana. Questo singolare fisarmonicista ha dissodato le più antiche e popolari tradizioni musicali dell’Occidente, passando dalla polka al tango al jazz fino alla musica contemporanea nei suoi esiti più incisivi e memorabili. Il suo esperanto musicale, ricco di melodie, arabeschi, fraseggi ipnotici, registri bassi, è pura vita che si fa musica arrangiando il caos. Il concerto di Klucevsek è un omaggio al cinema di Friedkin.

Venerdì 29 giugno incontreremo, sempre con enrico ghezzi, il regista russo Alexandr Sokurov, autore di un celebre film sul maestro della narrativa russa, Solzenicyn, e della famosa trilogia dedicata a Hitler, Lenin e all’imperatore Hirohito. L’interesse di Sokurov si rivolge soprattutto, per suo stesso dire, alle “qualità umane” e alla forza del “carattere” dei personaggi. Un altro modo di tematizzare le onde dell’assoluto, dopo il prologo di Toni Servillo e la lettura dell’inedito del regista, sarà il concerto per pianoforte di Antonio Ballista, virtuoso già noto alla Milanesiana, che durante la serata eseguirà musiche di Mozart, di Glinka e di Mussorgskij, in omaggio al regista e alla tradizione della grande Madre Russia. Elegie dell’Assoluto, dunque. Allo Spazio Oberdan, tra mattina e pomeriggio del medesimo giorno, potremo assistere alla proiezione di quattro film di Sokurov: “The Knot” (1998), “Elegia di un viaggio” (2001), “Russian Ark” (2002), e “Mozart. Requiem” (2004).

Sabato 30 giugno potremo vedere e ascoltare, in una lettura inedita, il campione di scacchi Garry Kasparov. “Competizione” è la parola d’ordine. E competere significa puntare a un Assoluto, uno dei molti possibili offerti all’uomo. Kasparov è colui che si misurò quasi interminabilmente con il campione Karpov, duellando con lui con una tenacia che ha dell’incredibile, ora vincendo, ora perdendo e rivincendo nuovamente. Un campione che non è arretrato neppure di fronte alla sfida del computer e che ha addirittura dichiarato di voler affrontare Putin alle prossime elezioni presidenziali russe. Un competitore nato, o meglio un cavaliere della gara assoluta. Si confronterà con lui, leggendo anch’egli un testo inedito, un altro campione, ma della logica matematica, Piergiorgio Odifreddi. La serata, che sarà coordinata da Riccardo Chiaberge e Massimo Rota, proporrà poi un concerto di Freak Antoni e Elio: non potevano che essere loro, gli interpreti della satira surreale, a “musicare” il tema della serata, quelle Competizioni che paiono oscillare in perpetuo fra ragioni del cielo e della terra.

Domenica 1 luglio incontreremo, per il coordinamento di Pico Floridi, un altro Premio Nobel (per la letteratura, 1986), il nigeriano Wole Soyinka. Nato nel 1934, drammaturgo, Soyinka ha cercato con successo di fondere la sua tradizione, quella degli Yoruba, con le avanguardie artistiche europee. Un mediatore, dunque, e la sua opera “Play of Giants”, che ha ispirato il titolo della serata, indica chiaramente l’aura del suo lavoro poetico. Solo un Gigante come lui poteva, pur nella contraddittorietà congenita della sua terra, affiancare alla ricerca agguerrita un saldo impegno politico in difesa della sua gente, contro ogni revival dittatoriale. Per questo ha pagato di persona, ricevendo una condanna a morte per le idee politiche sue e dei suoi amici scrittori. Le vie dell’Assoluto corrono anche in Africa, anzi proprio qui si tocca con mano il dissidio tra le esigenze di solidarietà e una visione retriva che fa torto alle tradizioni “locali” che Soyinka vuol salvare con il suo operato di intellettuale e scrittore.

Alla lettura inedita di cui Soyinka ci farà dono, seguirà quella del Premio Pulitzer Edward P. Jones, l’autore di “Il mondo conosciuto”: un altro nero, ma questa volta americano, autore di una grande opera paragonabile, come è stato detto, a “Via col vento”, che narra il dramma degli ex schiavi e il loro sogno di riscatto durante la guerra di Secessione. E, come accompagnamento musicale degno di questa intensa atmosfera, avrà luogo un concerto di Roberto Cacciapaglia, musicista eclettico capace di spaziare dalla musica sacra a quella elettronica, e di Giovanni Sollima, violoncellista perfezionatosi al Mozarteum di Salisburgo, le cui composizioni sono state interpretate dai maggiori direttori d’orchestra di oggi, come Riccardo Muti.

Lunedì 2 luglio avremo con noi, per il coordinamento di enrico ghezzi, due maestri, all’insegna del tema “Il Velo e l’Assoluto: nulla è come sembra”. Sono Franco Battiato e Alejandro Jodorowsky. Battiato, cantautore, regista, compositore, pittore, studioso di cultura sufi e di teologia, è una Macchina artistica che ha fatto della ricerca dell’Assoluto uno scopo di vita e di pensiero. Jodorowsky, celebre regista, autore degli ormai leggendari “La Montagna sacra” e “El Topo”, è anche sceneggiatore di fumetti (famosa la sua collaborazione con Moebius) e autore di libri che hanno sancito la nascita di una nuova disciplina esoterica: la “psicomagia”.

Fra questi due Maestri ci sono indubbi elementi di somiglianza. Non a caso, Jodorowsky ha interpretato il secondo film di Battiato, “Musikanten” (2005). Dopo una lettura inedita di Jodorowsky, ci immergeremo nella musica di Battiato con “Concerto per sette canzoni”, ma saremo già reduci dalla visione, allo Spazio Oberdan, nel pomeriggio dello stesso giorno, delle opere cinematografiche citate, i capolavori “El Topo” e “La montagna sacra” di Jodorowsky e il film “Musikanten” di Franco Battiato.

Martedì 3 luglio, per il tema “Antartide: Assoluto naturale”, ci troveremo di fronte a un altro Maestro del cinema, Werner Herzog, con un suo brano inedito. Insieme a Fleur Jaeggy, scrittrice, che aprirà con il suo prologo, e a enrico ghezzi, Werner Herzog farà emergere dalla lettura la sua visione del mondo, consegnata a celebri film in cui egli ha saputo ridarci la percezione nitida di una “naturalità” perduta, come nel suo “Woyzeck”, tratto da un dramma dello scrittore tedesco dell’Ottocento Georg Büchner. Herzog sta a dimostrare proprio il modo in cui la ricerca sulle immagini e sui colori di esse possa riportarci a un sistema percettivo primordiale e forse incontaminato: magie del cinema e magie dell’Assoluto, ancora una volta. Nella stessa serata avrà luogo un concerto di Philip Glass, compositore statunitense di “musica classica contemporanea”, padre del minimalismo musicale, ma in realtà pioniere di una ricerca che va al di là di ogni scuola e che s’incentra sulle tecniche iterative e l’espressività tonale. Una ricerca che lo ha condotto ad appropriarsi anche di forme musicali extraeuropee, in un cammino che richiama l’idea di “naturalità” in cui vogliamo riconoscere il Leitmotiv di questa serata, coordinata da Ranieri Polese. Tra mattina e pomeriggio, presso lo Spazio Oberdan, avremo modo di vedere alcuni film di Herzog, a partire dalle ore 11.00: “Fata Morgana” (1971), “Echos aus einem düsteren Reich” (1990), “The Wild Blue Yonder” (2005), “Antarctica” (2006), in anteprima mondiale, oltre a “Broken Mirage” (2006) di Maicol Casale.

Mercoledì 4 luglio faremo un’improvvisa ma necessaria incursione nei territori della scienza contemporanea: “L’Universo a Raggi X” sarà il tema-guida. Con il coordinamento di Piergiorgio Odifreddi e il prologo di Fiorenzo Galli, avremo con noi il Premio Nobel per la fisica 2002 Riccardo Giacconi, autore di ricerche pionieristiche sull’astrofisica, che hanno portato alla scoperta delle prime sorgenti cosmiche in raggi X. L’Assoluto, insomma, non è solo un concetto, un’idea-guida di tipo estetico-morale, ma anche un fatto eminentemente fisico, materico, e il professor Giacconi, con la sua lettura, ci darà strumenti per capire questo snodo scientifico. L’Assoluto non è solo dentro di noi, ma è nel tempo e nello spazio: la scienza offre orizzonti sconfinati che ci danno quasi un senso di angoscia, quella medesima che sta all’origine del sentimento religioso. È da qui che nasce il rapporto con lo spazio libero che riporta alla performance di Filippo Timi, attore e sceneggiatore, e al “Racconto per immagini” di Sebastiano Mauri, autore di raffinati cortometraggi con i quali ha già vinto il Martin Scorsese Post-Production Award e il Warner Brothers Award.

Giovedì 5 luglio, con il coordinamento di Giovanni Caprara, continuerà il cammino della Milanesiana nelle frontiere della scienza con il Premio Nobel per la medicina 1998 Günter Blobel, biologo molecolare e cellulare, premiato per le sue ricerche sulle proteine. Si tratta di studi che avranno nell’immediato futuro conseguenze importanti per la prevenzione e la cura delle malattie genetiche, e per le biotecnologie. Blobel sarà affiancato da Erik M. Galimov, membro dell’Accademia russa delle scienze, geochimico che ha effettuato spedizioni oceanografiche e che ha preso in considerazione anche la struttura della Luna. E “La faccia nascosta della Luna e della Vita” è proprio il tema della serata, che ci permetterà quindi di indirizzare lo sguardo, focalizzato sull’Assoluto, alle meraviglie planetarie da cui siamo circondati, pur non rendendocene conto nel nostro vissuto quotidiano. Per stare al passo di tali meraviglie estetiche e conoscitive non poteva esserci altri che un’artista totale come Laurie Anderson, che ci riempirà di stupore con un suo concerto, preceduto da un prologo di Fernanda Pivano. Visual artist, compositrice, poetessa, fotografa, regista, ventriloqua, cantante e strumentista esperta di elettronica, Laurie Anderson ha esordito con un album (il primo di sette) intitolato “Big Science”. Questa performer incarna in sé la voce di due forme diverse di sapere, l’arte e la scienza.

Una scienza sempre più rivolta alla complessità dell’universo circostante, ad esempio alla emblematicità della Luna. Un satellite caro all’immaginario femminile.
Venerdì 6 luglio, con il coordinamento di Giorgio Amitrano e di enrico ghezzi, avremo la lettura di un inedito sul tema dell’Assoluto di un grande del cinema italiano, Luciano Emmer, narratore di storie e di poesia, e della scrittrice giapponese Banana Yoshimoto. Autrice del best seller “Kitchen”, Banana ha scritto quindici romanzi e sette raccolte di racconti, affermandosi in tutto il mondo come una delle voci più sincere e incisive della narrativa contemporanea. È il personaggio ideale per fungere da modello di questa serata, dedicata all’“Assoluto femmineo”. La donna è davvero l’Assoluto incarnato in sembianza umana, in tutte le sue possibilità e forme. Ne troveremo conferma assistendo al concerto di Vladimir Luxuria, simbolo dell’eterno femminino o, se vogliamo, del mito classico del puro androgino. Luxuria sarà la voce recitante di due composizioni, la prima di Giorgio Battistelli ispirata a una famosa opera letteraria dello scrittore francese Pierre Louÿs, “Aphrodite”, per voce recitante, flauto, arpa e tre percussioni, la seconda di Maurizio Pisati, “Oh Be A Fine Girl, Kiss Me”, per voce, flauto, pianino e percussioni.

Sabato 7 luglio ci immergeremo ancora nell’Assoluto e nella sua apparente invisibilità, cominciando nel pomeriggio allo Spazio Oberdan, per il coordinamento di enrico ghezzi e di Gisberto Morselli, a contemplare (è la parola giusta) alcuni filmati (“Danser l’invisible”, “Perspective Study vol. I” e “A Tale of”) di Saburo Teshigawara, uno dei più grandi danzatori e coreografi giapponesi contemporanei. Un intellettuale (insegna workshops e teoria della danza alla St. Paul’s-Rikkyo University) che ha saputo trasportare l’idea di movimento, insita nella danza e nella coreografia, nel cuore delle arti visive, creando soluzioni di assoluta originalità e avanguardia. Saburo sarà presente alla proiezione.

Ma questo sabato è davvero ricco, perché nella serata, per il tema “Mystery of Pray and Love” e il coordinamento di Cesare de Michelis, avremo con noi una delle scrittrici di punta americane, Elizabeth Gilbert, viaggiatrice, esploratrice dell’anima dell’uomo occidentale, indagatrice di altri paesi, di altri modelli comportamentali e di vita, e il maestro del giallo svedese Henning Mankell, che con le avventure del commissario Wallander è stato tradotto in 38 lingue e ha venduto più di 25 milioni di copie nel mondo. Entrambi forniranno con letture inedite la propria versione dell’idea di Assoluto. E non è ancora finita: l’aura misteriosa della serata si acuirà con la musica di Marco Morgan Castoldi, che terrà un concerto, “Dalla A alla A”, in esclusiva per la Milanesiana. Il “mistero” è davvero sceso fra noi, illuminato dal cinema, dalla danza e dalla letteratura. Domenica 8 luglio la Milanesiana torna alla danza e approda alla Scala con Saburo Teshigawara, che abbiamo già imparato a conoscere, e che si esibirà nel suo spettacolo “Black Water”, preceduto da un prologo di Colm Tóibín, uno dei maggiori scrittori irlandesi contemporanei. Teshigawara ha fatto della danza un’opera d’arte totale in cui, per usare le sue stesse parole, “il moto delle mani, delle spalle, della testa, del busto, crea scie piene di gesti, di dettagli innumerevoli, come nella realtà”. Mai come in questa rappresentazione potremo constatare in diretta che quello della danza è un moto multidimensionale: tensione, impulso, respiro profondo, bellezza. In una parola: arte allo stato puro, Assoluto in movimento.

Lunedì 9 luglio la Milanesiana dà il suo contributo ai “100 anni di Alberto Moravia”. Presso la Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera verrà proiettato il documentario inedito, con la regia di Dacia Maraini, “Gli Elmolo”, prodotto dal “Corriere della Sera”, in cui potremo apprezzare l’interesse dello scrittore Moravia per il viaggio come avventura di autoformazione, come esplorazione di sé, come desiderio di calarsi nell’“altro”, in ciò che è diverso, appartenendo ad altre civiltà. Un’occasione per comprendere anche le ragioni della scrittura moraviana e del suo impegno civile, politico e soprattutto umanitario. Ne discuteranno, insieme a Dacia Maraini, Mario Andreose e Alain Elkann, autore della biografia/autobiografia scritta a quattro mani con lo stesso Moravia e ancor oggi un testo essenziale per addentrarsi nella fucina e nel laboratorio ideale del grande Alberto. Ma le sorprese continuano. Ci saranno anche le proiezioni di un film del 1951 dello stesso Moravia, “La colpa del sole”, e di “Moravia al cinema”, di enrico ghezzi (1991), una conversazione con Bernardo Bertolucci, il regista di “Ultimo tango a Parigi” e di “L’ultimo imperatore”. A seguire, un incontro cui prenderanno parte, con il coordinamento di Ranieri Polese, lo stesso Bernardo Bertolucci, enrico ghezzi, Carmen Llera Moravia, Dacia Maraini, Sandro Veronesi e Mario Andreose.

Nella serata di lunedì 9 luglio al Teatro degli Arcimboldi, per il coordinamento di Mario Andreose, direttore letterario della RCS Libri, “L’Assoluto della tradizione” avrà per mentore Umberto Eco, che leggerà un testo inedito, seguito dal concerto dei Berliner Philharmoniker, che mancano dall’Italia da 15 anni. I primi violoncellisti dei Berliner eseguiranno musiche di Astor Piazzolla, di Felix Mendelssohn, di Claude Debussy, di Arvo Pärt e di Giuseppe Verdi. Un modo per coronare, con un riferimento alla classicità musicale, l’analisi effettuata, nel corso delle serate, delle mille facce dell’Assoluto, fra letteratura, musica, danza, scienza e arte.

E martedì 10 luglio si concluderà la Milanesiana con una serata che vuole essere un vero dono al pubblico della manifestazione: quest’anno non ci siamo davvero risparmiati. Nella cornice del tema “Berlin”, si terrà al Teatro degli Arcimboldi un concerto di Lou Reed, con le scenografie di Julian Schnabel. L’album “Berlin” di Lou Reed, pubblicato nel 1973, è una tappa ulteriore nel cammino di questo autentico guru della musica rock contemporanea. Un album poco commerciale, che parla di personaggi marginali, alla deriva, tormentati dall’amore e dalla dipendenza, che danno forma al proprio sfacelo interiore nei sobborghi di una città divisa. Lo scenario è appunto Berlino, metafora delle anime “scisse”, della crisi di valori che abbiamo tutti sotto gli occhi e che Lou Reed interpreta e rappresenta attraverso la sua musica.

Con questo concerto la Milanesiana giunge al termine, per quest’anno. Un nuovo viaggio intellettuale ed emotivo si è così compiuto. Tutte le voci della cultura, ognuna ascoltata secondo la propria identità, convergono nell’apice di questa serata a significare il valore di una ricerca ininterrotta, in cui tradizione e innovazione si fondono in unità. E se questa verrà ricordata come la Milanesiana dei Premi Nobel e dei Premi Pulitzer, bisogna anche dire che essa è prima di tutto la Milanesiana di un sapere che non arretra di fronte al nuovo, ma lo rende condivisibile per la crescita di tutti.


Elisabetta Sgarbi.

Direttore Artistico La Milanesiana Letteratura Musica Cinema Scienza Arte Filosofia e Teatro.